- Régis Huby Violini, elettronica, composizioni
- Marc Ducret Chitarre
- Bruno Angelini Pianoforte, Fender Rhodes, Little Phatty, Elettronica
- Michele Rabbia Percussioni, elettronica
Registrato da Sylvain Thevenard (Studios La Buissonne - Francia) Mixato da Sylvain Thevenard Masterizzato da Marwan Danoun (Galaxy Studios - Belgio) Steinway accordato e preparato da Alain Massonneau Foto Copertina Brian Siskind Foto Quartetto Jérôme Prébois
Etichetta: Abalone Productions
Un estratto di Race et Histoire (1952) di Claude Lévi-Strauss funge da commento a questo ambizioso album del violinista Régis Huby: "Dobbiamo ascoltare il grano che cresce, incoraggiare le potenzialità segrete, risvegliare tutte le vocazioni alla convivenza che la storia riserva; dobbiamo anche essere pronti a considerare, senza sorpresa, senza ripugnanza o rivolta, ciò che di insolito tutte queste nuove forme di espressione sociale non possono non offrire". Per Régis Huby e i suoi compagni, attraversare le culture su un piano di parità significa partire dal rigore di Bach, continuare con l'espressività del rock, impegnarsi nelle sinuose ripetizioni di uno Steve Reich, e scoprire i propri stupori con un misto di innocenza e iper-coscienza. L'opera è presentata in tre movimenti, ciascuno dei quali è suddiviso in parti nettamente contrastanti, che vanno dalla seduzione armonica alla titillazione rumorosa. Ciascuno degli strumentisti mette in campo la propria immaginazione, contribuendo a creare un mondo che, pur rimanendo sotto l'egida del jazz, si avvicina alle sperimentazioni visive del tachismo, della op art e della pop art. Marc Ducret, come si sa, è un chitarrista che rifiuta ostinatamente il minimo vezzo; Bruno Angelini, al pianoforte e alle altre tastiere, ne getta a bizzeffe; Michele Rabbia, alle percussioni e all'elettronica, aggiunge mistero ai rumori; infine Régis Huby, intrepido musicista, sa dare al tutto le forme di una geometria appassionata. Gli incuriositi sono pregati di astenersi. - Michel Contat (Telerama n°3477 - 29/08/2016)